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Consigli di lettura: la bellezza del brutto anatroccolo.

Una donna brutta non ha a disposizione nessun punto di vista superiore da cui poter raccontare la propria storia. Non c’è prospettiva d’insieme. Non c’è oggettività. La si racconta dall’angolo in cui la vita ci ha strette, attraverso la fessura che la paura e la vergogna ci lasciano aperta giusto per respirare…” è l’incipit di un romanzo intenso e originale pubblicato da Einaudi nel 2011, ambientato a Vicenza – con le sue strade, il suo fiume, i suoi palazzi – ma al tempo stesso inserito in una sorta di dimensione senza tempo del mito, una favola insieme lieve e feroce.

La scrittrice, Mariapia Veladiano, nel 2010 ha vinto il prestigioso Premio Calvino riservato agli esordienti, trasformato in pubblicazione l’anno seguente. Ci piace l’idea che per una volta l’esordiente per una grande casa editrice non sia la classica ragazza poco più che ventenne, stravagante o precoce o genialoide, su cui poter costruire un potente battage pubblicitario, ma una donna di poco più di 50 anni, insegnante di Lettere in un liceo di Vicenza. Si può esordire a qualsiasi età e il mercato editoriale per una volta appare libero da regole di marketing, pregiudizi e luoghi comuni. Forse perché il suo è davvero un romanzo diverso, maturo, una storia di sostanza e non di apparenza – com’è la protagonista –, di scavo e non di superficie, una storia di crescita, maturazione, riscatto: Rebecca è brutta, “proprio brutta”, ma ha mani agili e belle, scopre presto la sua passione per la musica, studia pianoforte, diventa una strumentista e una compositrice; impara ad accettare l’assenza della madre, l’invadenza della zia, la debolezza del padre, scopre la sua strada e accetta se stessa attraverso il potere salvifico dell’arte e attraverso l’amicizia, intesa come strumento di redenzione molto più efficace della pietà o della tolleranza.

Alla fine il brutto anatroccolo non si trasforma, banalmente, in un cigno, ed è questo il messaggio più bello e incoraggiante del libro: è nell’accettazione di sé e degli altri, della sofferenza, dell’imperfezione, della diversità, che troviamo la grazia e la serenità nella nostra vita. La nostra autenticità.

Citazione preferita: “L’odio è un sentimento che non so. L’odio è per chi non capisce.”