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La parola a Gaetano Cappelli

Gaetano Cappelli, lucano, è uno scrittore elegante, gentile, garbato. Il suo primo romanzo “Febbre” risale al 1989, a cui ne sono seguiti altri, quasi tutti pubblicati dall’editore Marsilio, come l’ultimo “Romanzo irresistibile della mia vita vera raccontata fin quasi negli ultimi e più straordinari sviluppi”, finalista al Premio Strega 2013. Immaginiamo di fare l’intervista seduti in un bar elegante di una piazzetta di Potenza davanti a un bicchiere di buon vino. Una ambientazione alla Cappelli. Ma lui preferisce che lo chiamiamo Gaetano.

C’è stato un momento preciso in cui ha deciso di fare lo scrittore?

Mah, diciamo che più che un momento preciso c’è stata una serie di circostanze che mi ha portato a deciderlo. Ho iniziato come critico musicale. Scrivevo di rock cosmico su “Re Nudo”, la più diffusa rivista underground. Poi, per caso ho pubblicato proprio lì un racconto e mi è piaciuto. È piaciuto anche ai lettori… un po’ fumati, mi chiedevano se lo spartito che il protagonista trovava per mettersi in contatto con l’ iperuranio esistesse sul serio (ride). Insomma da lì ho capito che a raccontar bubbole, che poi è essenzialmente quanto accade in ogni romanzo, c’ero portato ed eccomi qui!

Come sono stati i suoi inizi?

Direi augurabili a ogni esordiente. Quando mi sono deciso e finalmente ho scritto il mio primo romanzo, in nove mesi l’avevo pubblicato. E questo, come in un film americano, spedendolo dal mio fondo di provincia. Era la fine degli anni Ottanta e probabilmente sono stato uno dei primi arrivato nelle librerie da illustre ignoto.

Un consiglio che darebbe a un autore esordiente?

Leggere molto, studiarseli proprio i romanzi del cuore, e scrivere e riscrivere. Non è difficile trovare aspiranti scrittori assolutamente impermeabili alla lettura… certo, ci sono poi i talenti naturali. Questo è logico. Ma comunque la tecnica va affinata. Sennò si rimane al palo. Quanti sono gli autori di un solo libro!

Secondo lei, è sufficiente il talento per farsi strada?

Un po’ di culo non guasta! A volte c’è solo quello: è pieno di miracolati.

Scrive di getto e poi ‘scopre’ la storia man mano che va avanti, oppure elabora una trama dettagliata prima di iniziare?

Scrivere di getto, no. Diciamo che parto da un’idea. Su quella idea imbastisco una storia, che però cambia passo a passo col procedere, con l’evolversi dei personaggi, col respiro stesso del romanzo. Quando inizi non sai con cosa hai esattamente a che fare. Lo scopri giorno dopo giorno.

A quale dei tanti personaggi che ha creato in questi anni è rimasto più legato?

Certo, ormai sono uno stuolo. Ma direi: Carlino di Lontrone di Parenti lontani, Guido Cieli de Il Primo, Riccardo Fusco della Storia controversa e Giulio Guasso del Romanzo irresistibile e poi… no, basta, ce ne sono davvero tanti.

Lei – che una volta ha detto che non le interessa il buonismo a tutti i costi, che non scriverebbe mai storie da tv del dolore, quelle che fanno piangere come se si fosse dalla De Filippi – riuscirebbe a scrivere una storia su commissione, anche se non la sente sua? Agli inizi della sua carriera, se le fosse capitato, avrebbe accettato?

Mi è capitato solo una volta… e mai più nella vita! Avevo deciso di smettere con i gialli, i noir, le storie di ammazzamenti insomma – i miei primi due romanzi lo sono. Un mio amico che dirigeva una collana me ne chiese un altro. Glielo scrissi, con grande sofferenza. Poi, alla fine, il mio amico mi comunicò che certo lo pubblicava ma non gli era granché piaciuto. L’avrei ammazzato. Ma l’ho detto: volevo farla finita con gli ammazzamenti!

Infine una domanda d’obbligo: si possono dire tante cose sui meccanismi e le dinamiche che regolano il Premio Strega, ma non si può negarne l’importanza per gli autori che riescono anche solo ad arrivare tra i 12 finalisti. Lei cosa ne pensa? Come si sente ad essere tra i super 12?

Sissì lo Strega, al netto di ogni polemica rimane il premio più prestigioso, in Italia. L’unico inoltre, insieme solo al Campiello, capace di smuovere le vendite. Questa è la terza volta che vi partecipo e sono sempre entrato in “quella sporca dozzina”. Certo, da Totò Cuffaro alla prescelta da due pezzi da novanta come Eco e La Capria che, contro ogni previsione, è stata segata, non ci sono mai stati tanti candidati come quest’anno. Quindi una certa emozione c’è stata. Adesso spero di averne un’altra con la cinquina. Comunque si è tornati a parlare del Romanzo irresistibile della mia vera che è in libreria già da ottobre, e questo è già un bel risultato!

Il nostro bicchiere di vino virtuale è finito, così come la nostra chiacchierata.

Salutiamo Gaetano. In bocca al lupo per la cinquina!