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Mini guida per aspiranti scrittori

“Arriva un po’ tutto in casa editrice. E devo dire che c’è anche una grande fetta di dilettantismo, cioè qualcuno che scrive senza conoscere bene la letteratura, ma anche senza conoscere bene l’editoria, come quelli che ci mandano cose che evidentemente non ci possono interessare e quindi vuol dire che non hanno fatto nemmeno lo sforzo di aprire il nostro sito per vedere cosa pubblichiamo. Dilettantismo significa una scrittura inconsapevole delle tecniche, di quello che c’è già nel mondo, di cosa significa scrivere un romanzo o un racconto. La gran parte di quello che riceviamo è così.”

(Marco Cassini, casa editrice minimum fax)

“Per pubblicare è utile conoscere il mondo editoriale. Per conoscere il mondo editoriale bisogna andare in libreria a guardare cosa c’è, per farsi un’idea. Partecipare ai concorsi serve a vincere salami e soldi, non serve per essere pubblicati dagli editori. Gli unici premi seri per i romanzi inediti in Italia sono il Premio Calvino, che è decisamente autorevole, e il Premio Teramo, che è autorevole e dà un sacco di soldi. Una strada utile può essere frequentare le riviste e cercare il contatto con qualche autore che ti piace, che ti interessa, per fargli leggere le tue cose, se lui lo accetta, perché può essere formativo. Ma questo è banale, nel senso che anche nel mondo del poker si entra in questo modo: nel mondo della letteratura come in quello del poker si entra per cooptazione. Ed esattamente come nel poker c’è chi viene cooptato perché è bravo, e chi perché è spennabile.”

(Giulio Mozzi, Sironi editore e Vibrisselibri)

“La casa editrice Einaudi riceve almeno tremila manoscritti l’anno. Il tempo ci ha insegnato che via posta è il canale più inerte, dal punto di vista della scoperta. Nel senso che da un lato si tratta di una mole di materiale che diventa molto difficile affrontare con costante curiosità e attenzione, dall’altro, davvero, per posta arriva un po’ di tutto, in modo indiscriminato: anche opere che con l’Einaudi non hanno nulla a che fare. Poi ci sono le perle, ma la ricerca è lunga e faticosa. Altri canali sono gli agenti letterari, che è il canale più produttivo, ma arrivano anche segnalazioni da amici, scrittori, intellettuali di varia natura, è un canale casuale ma fertile. Tra le cose che ci arrivano, sembra che ci sia una costanza di storie molto autobiografiche, molto autoriferite. C’è una generalizzata difficoltà a gestire una struttura narrativa ampia, poderosa. E quindi tendenzialmente si lavora molto di più sul minuto, sulla scena, sulla folgorazione che sulla creazione di personaggi e architetture complesse.”

(Paola Gallo Dalia Oggero, Einaudi)

“Il primo consiglio che mi sento di dare è procuratevi il riferimento dell’editor a cui indirizzare il manoscritto. Per farlo basta telefonare alla casa editrice che vi interessa, o cercare su Internet. Questo non perché in genere i manoscritti vengono buttati via ma perché i testi che vengono mandati alle segreterie editoriali semplicemente si perdono, non sai che fine facciano. Se poi riuscite a trovare anche la mail dell’editor, potete chiedergli se gli può interessare un libro su quel dato argomento. Inoltre nessuna casa editrice seria fa pagare alcunché allo scrittore. Gli editori a pagamento generalmente non possono garantire né distribuzione, né vendite adeguate. Se dichiarano di tirare mille copie, di cui trecento sono destinate a voi e il resto a tutte le librerie d’Italia, in realtà hanno stampato solo le trecento che avete acquistato. E purtroppo non garantiscono un prodotto di qualità: molti editori a pagamento sono capaci di chiederti tre-quattromila euro per un misero libro che non ha un editing, non ha una composizione e una cura grafica decenti, che è stampato male. Se vuoi stamparti un libro vai su Lulu.com o simili. Se non altro lì i conti tornano.”

(Giovanni Arduino, scrittore, consulente editoriale)

“Ogni autore deve avere la sua voce. Quello che differenzia un editore da un semplice stampatore è la condivisione del processo creativo. Non è che ricevo un libro e lo stampo così com’è. Per quello basta andare da un tipografo. Pubblicare per una casa editrice è un’altra cosa, c’è una mediazione. L’editore ha un punto di vista più ampio sui gusti del mercato, sulla direzione che sta prendendo. Invece l’autore è concentrato sulla sua opera. E così dev’essere, perché lo scrittore che pensa al mercato fallisce. Miseramente, clamorosamente. L’autore deve concentrarsi sulla sua ossessione. Se ha un’ossessione, cosa lo muove? Cosa racconta alla gente? Io cerco una visione delle cose. Una voce che non mi faccia ricordare le altre cento che ho appena letto.”

(Michele Rossi, Rizzoli)

Interviste tratte da “Voglio fare lo scrittore” a cura di Davide Musso.